Recensioni

Black Lagoon

A Roanapur la vita è la più complicata al mondo; ma c’è qualcuno che la apprezza e che sopravvive.

black lagoon
Artista: Rei Hiroe – Studio: Madhouse
Azione – Drama
Sito ufficiale

Trama – Morti su morti –
black lagoon reby
Reby – Rebecca

Okajima Rokuro si ritrova ostaggio di quelli che sembrano essere dei pirati a causa di ciò che trasporta; un mini DVD contenente qualche blueprint della società per cui lavora, una multinazionale giapponese.
Ignaro del motivo per il quale si ritrovi in quella situazione non gli è chiaro, in quanto non conosce l’importanza di quei progetti. Di fatto si ritrova ad essere ostaggio della Lagoon Company, un’azienda mercenaria con sede a Roanapur, nel sud-est asiatico, esperta in “consegne”. Viene preso ad ostaggio da Revy, senza che questa ne parli con il suo capo, e finisce per diventare un peso morto per la compagnia stessa che medita di ucciderlo una volta conclusa la trattativa.
Nel frattempo l’azienda giapponese risolve la situazione creatasi, pianificando ella stessa di sopprimere Okajima in quanto venuto a conoscenza di informazioni che non lo riguardano.

Inizia così un viaggio tra peripezie varie che vede Okajima, rinominato Rock, diventare “dipendente” della Lagoon Company tra spaccio di droga, sparatorie, morti a profusione e mafie di ogni tipo: russa, cinese, italiana… Non viene ucciso in quanto persona capace e sveglia sul piano economico/gestionale; abilità ritenute preziose dalla Lagoon in quanto mancanti agli altri membri. Lui, abituato ad un lavoro d’ufficio in cui il diretto superiore comanda a bacchetta, tipico della società industriale giapponese, si ritrova a doversi destreggiare in un ambiente poco dedito alla pazienza e facilmente prono a sparatorie e uccisioni più o meno brutali. Fortunatamente le menti che comandano i giri sporchi all’interno di Roanapur apprezzano il suo comportamento e le sue qualità in quanto per ottenere potere non sempre è necessario spararsi come nei vecchi film western.

Trama – Archi –

La trama è suddivisa in archi nei quali la Lagoon Company si vede impegnata in svariate commissioni, molte delle quali richieste da Hotel Mosca, la mafia russa. Questa è una delle mafie più influenti a Roanapur, ma la sua predilezione per l’azione militare la vede sempre in un precario equilibrio.
Questi archi occupano non più di quattro o cinque episodi e permettono di comprendere come si viva in quella città piena di delinquenti e assassini.
Questa tipologia di gestione della trama aiuta molto ed è fatta molto bene in quanto non ci si rende conto che il tempo passa; gli avvenimenti non accadono uno in fila all’altro ed è proprio Rock che ci avvisa di questo. All’inizio di un episodio ci parla che si trova lì già da un anno e che non si è ancora abituato del tutto all’ambiente.

Però non c’è una vera e propria trama di base da sviluppare per arrivare ad una fine: è più un raccontare le avventure dei protagonisti. A qualcuno potrebbe non piacere questa scelta, arrivando a chiedersi quale potrà essere la fine.


Personaggi – I protagonisti –

I personaggi presenti in Black Lagoon sono tanti e ci vengono presentati mano a mano che l’arco narrativo lo richiede. Tutti quelli che occupano uno spazio hanno anche un senso logico e una posizione all’interno della delicata struttura di Roanapur. Da una parte abbiamo la Lagoon Company composta da Dutch, Revy, Benny e Rock mentre dall’altra abbiamo le varie mafie: cinese con Chang, russa con Balalaika, italiana con Verrocchio e americana con la CIA chiamata Chiesa della Violenza, gestita da Sorella Yolanda. Quest’ultima è quella di cui abbiamo meno informazioni.
Ogni personaggio ha un suo carattere ben preciso, uno scopo all’interno della storia a cui partecipa ed è uno spettacolo poterli vedere, spesso e volentieri, apparire in due versioni distinte: quelle “istituzionali” o politiche e quelle di persone normali che cercano potere evitando di farsi fare un buco del culo aggiuntivo da qualche parte.
La miscela di tutti quanti porta a divertirsi parecchio nell’osservarli, chiedendosi, di arco in arco, quale sia la loro posizione. Per quanto incredibile possa sembrare, l’arco di Roberta è quello che più stona rispetto al resto in quanto risulta poco comprensibile come una colombiana possa viaggiare così tanto per così poco guadagno. Roberta’s Blood Trail ha, invece, molto senso.

Personaggi – Strana miscela –

Quelli che sembrano peggio assemblati sotto lo stesso tetto sono proprio quelli della Lagoon Company. Se da una parte abbiamo Dutch e Benny che gestiscono la compagnia e sembrano abbastanza equilibrati dall’altra abbiamo un semplice giapponese fresco di impiego in un’azienda, Rock ha meno di trent’anni, e una pazza furibonda con un passato molto duro che trova divertimento a sparare quanto più possibile praticamente a tutti.
Detta così è difficile immaginare cosa li tenga assieme, eppure queste diversità caratteriali sono l’anima di questo titolo perché tendono a bilanciarsi l’un l’altro; ciò in cui è esperto Benny è arabo per Revy e ciò di cui è capace Rock, sfugge a Dutch. Un mix incredibile in cui la somma dei quattro fa cento e fa sì che riescano sempre a cavarsela in qualche modo venendo spesso e volentieri lodati sia da Chang che da Balalaika che non esitano a ripagare eventuali favori con altri.

Unico neo riguarda il passato di questi personaggi: sappiamo quasi tutti di Revy, costretta a prostituirsi da ragazzina, assassina del proprio pappone; sappiamo tutto o quasi di Rock e di Balalaika. Non sappiamo niente di Dutch, tant’è che mente anche agli altri membri della Lagoon Company e pochissimo su Benny. Chissà che un giorno non ci sia posto per uno spin-off in merito.


Animazione
black lagoon balalaika
Balalaika

È stata fatta una scelta ben precisa in merito all’animazione dei vari archi: ognuno segue e valorizza ciò che viene rappresentato e l’idea di base dell’autore. In alcune situazioni abbiamo una paletta cromatica molto accesa e, all’apparenza, allegra che rende le morti semplici da guardare, come se queste fossero naturali. In altre si cerca di dare risalto alle emozioni che gli stessi personaggi provano: è il caso dell’ispezione del sottomarino delle SS o dell’arco dei due gemelli rumeni. Situazioni completamente diverse tra loro e diverse dagli accadimenti generici trattate con giuste scelte sia cromatiche che di regia.
L’anime in questione è di qualche anno fa pertanto non ha potuto usufruire delle moderne tecnologie che avrebbero aiutato alcune scene, specialmente aperte in pieno oceano o riprese dall’alto, ma devo dire che non si rimane affatto delusi.
L’ultimo arco sembra migliore degli altri, anche se potrebbe essere soltanto un’impressione personale.


Sonoro

La parte migliore di questo titolo è il sonoro e, per la precisione, il doppiaggio. Avere la sensazione che i doppiatori si stiano divertendo a doppiare una pazza furiosa, una suora ben poco devota o un capitano d’armata russo è qualcosa che raramente si riesce a provare in una serie animata.
Il finto fare grossolano proprio di Eda, una delle suore, la voce rauca di Yolanda o la sicurezza con cui si esprime Chang trasmettono nel modo migliore i personaggi a chi sta guardando l’episodio. Inoltre, questa attenzione e cura è stata applicata anche a personaggi secondari come Ibraha o Bao.
A riguardo delle sigle dell’anime, vale la pena di soffermarsi sulla Opening e sulle due Ending extra, presenti nell’episodio 15 e 24. La sigla finale comune agli altri episodi è più una sigla d’ambientazione molto simile a quelle che si usano durante i crediti di un film al cinema.

Sigla iniziale :
  • “Red Fraction” di MELL
Sigla finale :
  • “Don’t Look Behind” di EDISON
  • “The World of Midnight” di Minako Obata
  • “Peach Headz Addiction” dei Breath Frequency

Black Lagoon vince

Per una volta… Una santa volta, l’ambientazione di una serie anime non è lasciata a contorno con buchi di trama o spiegazioni importanti non date. La scelta di farla comprendere attraverso gli archi e i personaggi è una scelta discutibile in fase di progetto, ma che in questo titolo è riuscita alla grande. Nemmeno la presenza di molti personaggi, molto diversi tra loro, sembra aver messo in difficoltà l’autore: Hiroe ha tirato fuori tutto quello che serve per ottenere il massimo da ognuno di questi, persino il meno influente.
Il disinteresse, dello stesso Hiroe, nei confronti di una reale fine dell’opera è quanto di più piacevole potesse succedere. Peccato non si aspettasse sì tanto successo, tanto da dover scrivere un altro volumetto. E pare non ce ne saranno altri per il momento, ma, forse, è giusto così.

Nota: Roberta’s Blood Trail non è un manga a parte o un’idea successiva dell’autore. Fa parte del manga originale e copre, mi pare, 3-4 volumi interi. È stato scelto di farne OAV a parte; fatevi due conti, quindi, del rapporto esistente tra volumi e episodi e traete le vostre conclusioni su quanto in Madhouse sapessero del valore dell’opera che avevano per le mani.

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