Recensioni

Fate Apocrypha

Apocrypha ci porta in una guerra per il santo Graal svoltasi in un universo parallelo rispetto alle altre.

fate apocrypha
Astolfo discute di una tattica.
Trama
Jeanne D'Arc
Jeanne D’Arc

Un terribile scontro infiamma i verdi manti erbosi rumeni: due saber di, quasi, egual potenza si sfidano in un combattimento per vincere il santo Graal!
Questo è ciò che si vede prima della sigla e dal vero inizio di questo Fate Apocrypha. Ci troviamo, appunto, in Romania, nei pressi di Sigisoara, chiamata Trifas nell’anime, dove la famiglia degli Yggdmillenia detenie il santo Graal da oltre sessant’anni. Il capo di questa famiglia, tale Darnic Prestone, informa la torre di Londra e tutti i suoi maghi associati la volontà di essere indipendenti. Questo è il motivo della guerra con lo scopo di riportare il Graal all’associazione londinese.

Inizia così una battaglia 7vs7 o, in stile Fate, 14vs14 nella quale si scontrano svariati servants e masters. In mezzo a tutto ciò viene incaricata una Ruler, Jeanne D’Arc, di controllare che la battaglia si svolga secondo le regole classiche, ma sin da subito le cose non andranno in questo modo. Jeanne si ritroverà a dover salvare un omunculus, generato dagli Yggdmillenia, dalla morte in battaglia. Questi, infatti, fugge dal laboratorio in cui è stato creato a causa del suo essere più umano degli altri. Quest’ultimo riceverà in dono da Sigfried, uno dei due saber dello scontro iniziale, un cuore per poter sopravvivere come un vero umano.
Tale regalo si rivelerà controproducente per il giovane: di fatto quel cuore lo trasforma in un master di se stesso in quanto al suo interno prende forma il drago Fafnir, morto assassinato dallo stesso Sigfried secoli prima.

La squadra della torre di Londra viene tradita da uno dei componenti: il prete Kotomine (Amakusa Shirou).
Egli, attraverso il Graal, vuole ottenere la salvezza di tutto il genere umano. Dopo una serie di eventi nefasti e qualche morte brutale i vari servants finiscono per sfidarsi l’uno contro l’altro in base ai propri ricordi di quand’erano in vita: Achille se la vede con il suo maestro Chirone, Atalanta impazzisce dopo aver affrontato Jack lo squartatore morto da bambino causa povertà e Karna contro Sigfried, emulato dall’omunculo. Omunculo che nel frattempo ha stretto un contratto con Astolfo, rider.

Tra qualche colpo di scena e altre morti, tra cui quella di Mordred con il suo master necromante, il prete riesce nel suo intento di chiedere al Graal la salvezza del genere umano, ma tale miracolo viene negato da Jeanne D’Arc che affida il Graal al povero omunculo divenuto Fafnir che scompare in volo laddove nessuno possa trovarlo.


Personaggi

Non pervenuti. Nel senso che gli autori hanno deliberatamente deciso di non sviluppare alcuna trama sui singoli personaggi relegandoli più o meno tutti quanti ad attori del tempo presente. Soltanto per alcuni di questi sono state fornite informazioni sul loro passato, ma solo il minimo per capire chi siano questi personaggi nonostante la battaglia si svolga per ottenere il Grande sacro Graal o, per meglio dire, il genio della lampada con poteri illimitati e ad ampio raggio. Finiamo per sapere qualcosa sul necromante e su Mordred, per quest’ultimo informazioni poco chiare, su Jeanne D’Arc e Atalanta.

Il tutto gira attorno a quello che combina un misero omunculus: un falso ragazzo creato in grandi vasche assieme ad altri migliaia di suoi simili per combattere questa guerra. Tale ragazzo diventa il personaggio principale nel momento in cui Sigfried gli dona il suo cuore suicidandosi. Una scelta di comodo, questa, infatti uno come lui non ha un passato da raccontare né problemi di alcun tipo; purtroppo nel giro di pochi episodi, quindi giorni, diventa molto simile negli atteggiamenti ad un essere umano vero e proprio e questo è un po’ ridicolo vedendo quanti anni ci ha messo Irisviel von Einzbern per riuscirci.

Inoltre, il passato dei personaggi migliori, quali Chirone e Astolfo, vengono quasi completamente ignorati sebbene quest’ultimo vinca la guerra e rimanga nel presente con le sue giarrettiere e la sua gonnellina (sì Astolfo è omosessuale).
Purtroppo, quindi, quasi tutto ruota attorno alla trama caotica distaccandosi dalle precedenti serie.


Animazione
Amakusa Shirou
Amakusa Shirou

A livello grafico siamo sempre su ottimi livelli anche quando le scelte della trama finiscono per creare delle situazioni poco verosimili come i boeing a velocità ridottissima per seguire i giardini pensili.
Personaggi ben definiti, alcuni sfondi ottimamente realizzati; insomma il solito Fate che nulla lascia al caso. Peccato soltanto per gli scontri nella seconda parte della serie, specialmente quelli che includono Karna: il modo in cui si sgretolano le rocce o si rompono alcuni oggetti nella scena non sono ben definiti e i due nobel phantasm, di Karna e Sigfried, non aiutano di certo visto che rendono tutto lo scontro una sorta di discoteca super illuminata.

Ho gradito molto di più gli episodi in cui c’è Jack lo Squartatore e quelli in cui Vlad Tepes diventa un vampiro.
Nota di merito per la gestione di quel farabutto di Shakespear, personaggio inutile ai fini della trama, ma utilizzato con sapienza per far comprendere a chi guarda che lui, forse, sapeva già come sarebbe finita quella guerra.


Sonoro

A dispetto di quello che ci si aspetti il sonoro non è l’eccellenza di questa serie; infatti, al contrario di quanto accaduto per altre serie Fate, siamo davanti ad una discutibile scelta sui suoni relativi agli scontri. Più che scontri tra lance e spade sembrano bombe esplose nell’acqua con suoni attutiti e rimbombati. Non li ho apprezzati più di tanto; è vero che sono armi magiche appartenenti a eroi/leggende del passato, ma così danno proprio un’impressione diversa degli scontri fisici che avvengono tra i vari servants. Così come sono strani i suoni delle frecce quando si conficcano da qualche parte.

La solita cura, invece, è stata riservata alla scelta dei doppiatori per i personaggi presenti, master e servant. Le sigle sono poco ispirate, piuttosto classiche per questa tipologia di anime. Più ricercata soltanto la seconda sigla finale di ASCA, e più gradevole, ma nulla che possa spiccare tanto quanto accadde per le sigle delle serie iniziali di Fate.

Sigla iniziale :

  • Eiyū Unmei no Uta (英雄 運命の詩; The Song of a Hero’s Fate) degli EGOIST
  • ASH di LiSA

Sigla finale :

  • Désir di GARNiDELiA
  • KOE di ASCA

Alla fine

Una delle serie peggiori sotto molti punti di vista del mondo Fate. Vero, che si tratta di una serie parallela a quelle già uscite e che di fatto le sostituisce nella linea temporale in quanto appartiene ad un filone diverso, ma vi sono evidenti incapacità di gestione della trama e dei singoli personaggi. Non so come funzioni all’interno di quel gruppo di autori/novelisti, né se siamo al corrente delle loro mancanze, ma risulta fin troppo evidente di come non sappiano sfruttare appieno le loro idee.
Da una parte ci si aspettava una trama diversa dalle solite battaglie per il Graal viste in altre serie, non ci si aspettava una pochezza di contenuto così rilevante sotto il profilo del contorno a quella battaglia.

Siamo davanti ad una battaglia tra associazioni di maghi nella quale ci viene spiegato poco di quella rumena e zero di quella ufficiale londinese. Viene fatto tutto girare attorno allo scontro tra i servants e alle decisioni prese dall’omunculo anche nei confronti di Jeanne D’Arc rendendo il tutto di poco interesse.
Inoltre, i personaggi non vengono approfonditi minimamente. Assistiamo soltanto ad alcune scene relative al loro passato e l’unico che riceve un trattamento serio è Jack lo squartatore. Persino Astolfo, vincitore della battaglia e, di fatto, della nuova vita, viene privato di tutte le informazioni su di lui che lo riguardano. Ci dicono solo che è omossessuale, si veste da donna e che è un cavaliere di Carlo Magno.

Per essere il servant che vince è praticamente niente.
Quello che stupisce è la diversità di resa delle varie serie: se la prima ha come nota dolente il servant principale, Arturia Pendragon, ma una trama più semplice e chiara, se la seconda, Zero, ha dei personaggi stupendi a fronte di una trama un po’ più complicata, se la terza, UBW, crea un buon mix tra personaggi e trama, è mai possibile che questo Apocrypha faccia così pena?
Non ho ancora avuto modo di vedere Last Encore, nonostante abbia visto al cinema il primo film relativo a Heaven’s Feel, ma credo e spero di aver visto la serie peggiore. Purtroppo Heaven’s Feel sembra mancare sul piano dei personaggi.

Vieni a leggere altre nostre recensioni: LINK!

Lascia un commento