Recensioni

Fate stay night

Fate Stay Night ci porta in guerra per il santo Graal tra 7 maghi e 7 servi ambientata in Giappone.


fate stay night
Rin e Archer
Trama
emiya shirou
Emiya Shirou

Emiya Shirou è un ragazzo delle superiori che possiede un particolare potere magico, quello di manipolare a suo piacimento i materiali, anche se non tutti. Questo gli permette di riparare strumenti elettronici più o meno difficili; oltre a questo è figlio adottivo di un padre single dopo che tutta la sua famiglia è morta in una grossa esplosione avvenuta nella zona in cui abitava. Inizialmente non ha idea della causa della tragedia, ma ben presto gli verrà rivelato tutto quanto. Di lì a poco, infatti, inizia una guerra per il santo Graal: un simbolo dal grande potere magico che coinvolge sette maghi e sette servi di varie classi. La stessa guerra che ha causato l’esplosione dieci anni prima. Il premio è la possibilità di esaudire un desiderio, qualunque esso sia. Alla battaglia partecipano i membri delle casate magiche principali giapponesi: i Tohsaka, i Matou e gli Einzbern più altri maghi.

Tra questi lo stesso Shirou che non ha alcuna esperienza con la magia se non quel poco che gli serve per riparare oggetti elettronici. Due dei membri delle casate giapponese sono compagni di scuola di Shirou e con loro avrà a che fare più volte. Shinji Matou è un maghetto di poco conto che riesce a evocare Rider sebbene non riesca a darle il giusto supporto in battaglia. Rin Tohsaka, invece, è una potente giovane maga capace di evocare Archer e che potrebbe combattere senza dare una mano a Shirou. Shirou che, durante un duro combattimento contro Lancer finisce per morire quasi due volte, evoca un potente Saber delle leggende inglesi: Arturia Pendragon.
La battaglia di per sé è molto semplice: tutti contro tutti e l’ultimo che rimane in vita, vince e prende il premio.

Questa semplice regola fa sì che ognuno possa gestire gli scontri come meglio preferisce anche andando contro le regole imposte da chi quelle battaglie le ha create. Infatti, la guerra per il santo Graal non è apparsa dal nulla, ma è stata creata ad hoc dalle grandi famiglie di maghi. Da quello che se ne sa nessuna ha mai visto un vincitore, ma soltanto un sacco di morti.
Tra colpi di scena, battaglie durissime e momenti più o meno tristi Shirou e Saber riescono a vincere la guerra rifiutando il Graal corrotto come premio finale. Purtroppo per Saber, questa corruzione, fa sì che non possa rimanere nel tempo corrente e debba ritornare al suo, nel quale muore per mano di Mordred, uno dei cavalieri della tavola rotonda. Se il Graal fosse stato quello vero avrebbe avuto in regalo una vita nuova e sarebbe potuta rimanere affianco del suo Shirou.


Personaggi

A riguardo dei personaggi, purtroppo, ci sono più cose negative da dire che positive. I principali sono sostanzialmente soltanto tre: Rin, Shirou e Saber. Archer rimane un po’ in disparte in quanto sembra poco socievole e astioso nei confronti anche del proprio master. Di questi personaggi si salva soltanto Rin che si comporta come avrebbero fatto in molti al suo posto sfruttando appieno le sue capacità come maga per stringere alleanze con altri master e poter arrivare più facilmente al Graal.
Shirou e Saber sono poco coerenti, piuttosto irreali nelle loro gesta e scelte rendendo la visione persino fastidiosa in alcuni punti. Trovo alquanto difficile pensare che il grande Re Artù possa comportarsi con un ragazzetto capriccioso dopo tutto quello che avrebbe raccolto nella sua esistenza reale; così psicologicamente debole e fragile, cocciuto e addirittura stupido in alcune scelte che riguardano la strategia di battaglia contro nemici variegati e sconosciuti.

Su Shirou c’è poco da dire: la sua voglia di fare del bene stona tantissimo con la sua situazione attuale che lo vede senza genitori, proiettato in una battaglia in cui è solo un peso morto. Capace di parlare di giustizia e di fare la paternale, con scarso successo, a un Re come Artù dall’alto della sua inettitudine e ignoranza della vita. Il fatto che venga ucciso più o meno 3-4 volte durante la battaglia, salvato da Rin prima e Avalon poi mette solo in risalto come si stia comportando da sciocco ragazzino viziato, più concentrato a convincere gli altri che se stesso sulle sue possibilità. Riesce persino a non fare una piega quando viene a sapere che suo padre adottivo è in parte causa della morte dei suoi genitori. Ridicolo.

Gli altri personaggi o si vedono poco o hanno poca importanza se non in quei pochi episodi loro riservati: bene Medea e Archer. Meno bene Rider Medusa e Sakura. Così così Gilgamesh sebbene la sua arroganza basti e avanzi per divertirsi a guardarlo. Bene anche Kotomine. Senza voto Lancer e Illyasviel: per quest’ultima pesa molto la sua scelta di avere un Ercole in formato Berserk. Se fosse stato evocato come Saber o Archer avrebbe avuto vita facile.


Animazione
Arturia Pendragon
Arturia Pendragon

L’animazione è di alto livello e si riesce a notare sin dai primi minuti di visione; i dettagli sia degli sfondi che dei personaggi sono curati e poche cose sono lasciate al caso. Forse, soltanto la capigliatura di Shirou non è all’altezza e in alcune scene risulta di un rossiccio opaco, senza riflessi di alcun tipo nonostante questi si ritrovi in mezzo ad esplosioni e combattimenti più o meno ad ogni episodio.
Si potrebbe aver da ridire su alcune scene, lasciate volutamente senza una spiegazione, in cui si lascia intendere accada qualcosa che potrebbe non essere mai accaduta: un rapporto più o meno intimo tra Shirou e Saber con Rin a dare una mano o una tutina in latex per Sakura. Ritengo queste scene non necessarie, un pelo fuori contesto, ma questo è ciò che gli autori hanno deciso.

Un’altra cosa che potrebbe non piacere è l’impostazione old-style della presentazione degli episodi: dal logo in primo piano iniziale al breve resoconto “delle puntate precedenti” con tanto di titolo di ogni episodio su uno sfondo creato a se stante.


Sonoro

Un plauso deve essere fatto alla scelta dei doppiatori: una voce femminile, ma mascolina per Saber come si conviene ad un Re, una leggermente arrogante per Rin e una bassa e ammaliante per il caro Kotomine. I personaggi principali hanno tutti una voce degna di questo nome e del loro carattere. Stona un po’ quella di Sakura, ma in questa prima serie animata non parla poi molto nonostante passi più tempo a casa Emiya piuttosto che in quella propria.
Le sigle, invece, sono un po’ troppo old-style per essere un anime del 2006. Specialmente la prima coppia di Opening e Ending ricorda molto lo stile utilizzato in un’altra serie molto famosa come Evangelion che ha qualche anno in più. A me sono piaciute comunque, ma preferisco le successive, leggermente più moderne e calzanti per un anime intriso di battaglie e azione.

Sigla iniziale :
  • Disillusion di Sachi Tainaka
  • Kirameku Namida wa Hoshi ni di Sachi Tainaka
Sigla finale :
  • Anata ga Ita Mori (あなたがいた森) di Jyukai
  • Hikari (ヒカリ) di Jyukai (solo ep.14)
  • Kimi to no Ashita (君との明日) di Sachi Tainaka

Meritevole

Per poter comprendere appieno la trama e quello che accade in questa prima serie animata su Fate c’è bisogno di guardare sia la successiva UBW che la successiva, prequel, Fate Zero oltre a dedicarsi alla lettura delle visual novels. Molte domande restano senza una vera e propria risposta, alcune non l’avranno mai e questo lascia un po’ perplessi alla prima visione. Nonostante l’ottimo comparto tecnico e sonoro ed una trama pregna di spunti su cui far lavorare la fantasia, la qualità di alcuni personaggi è talmente bassa che fa peggiorare un po’ tutto quanto. Si tratta comunque di una serie da guardare assolutamente, ma sarebbe potuta essere migliore con dei personaggi più coerenti con ciò che sono e il mondo a cui appartengono.

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