Uratarou

Recensione manga di 6 volumi scritta da KBII

うらたろう - Uratarou
  • Recensione del manga Urataro
Informazioni sul manga
  • Inizia la sua pubblicazione nel luglio del 2016 sulla rivista Weekly Young Jump della Shueisha ed è disegnato da Atsushi Nakayama, ma su di lui non si hanno a disposizione molte informazioni. Si sa che è originario della prefettura di Kagoshima, zona nel sud del Giappone, e che ha scritto per lo più brevi opere, spesso composte da un solo volume. La sua opera più lunga è durata 16 volumi, Kaguyu Nejimaki, ma non è mai arrivata qui in Italia.
    La lettura di Urataro è capitata perché un nostro conoscente ha deciso di dargli un'opportunità e lo ha acquistato; dopo averlo saputo, abbiamo preso la palla al balzo per leggerlo a nostra volta. Trattandosi di un'opera composta da soltanto 6 volumi non sarebbe stata una cosa troppo lunga.
    Se non ci fosse capitata questa opportunità non lo avremmo mai acquistato.
Trama e ambientazione
  • I 6 volumi di Urataro usciti fino a Settembre 2017.
  • Trattandosi di una recensione saranno presenti spoiler dell'opera per quanto si cerchi di rimanere sul vago.

    Chiyo Taira è la principessa, figlia dell'imperatore del Giappone che è stata "venduta" ai demoni in cambio della forza necessaria per vincere la battaglia di Dan-no-ura e comandare l'intera nazione sotto un'unica casata. Lo scambio prevede che questa muoia all'età di sedici anni e rimanga isolata dal resto del mondo all'interno di una delle zone nel nord del Giappone.
    Tutto questo viene mantenuto fin quando la madre, decide di farla scappare oltre il confine della regione affinché possa godersi un pochino l'ultimo anno che le rimane. Una volta rotto il contratto i demoni cercheranno di uccidere la giovane principessa in ogni modo per vendetta mentre questa andrà alla ricerca di un modo per poter vivere in eterno.
    Nel provare vari stratagemmi, Chiyo, verrà a sapere dell'esistenza di un certo Kijin, un'entità quasi sovrannaturale immortale, che dovrebbe essere nascosto da qualche parte in Giappone. Si tratta, chiaramente, di una leggenda, ma il suo animo puro e allegro le permetterà di continuare a cercarlo e, addirittura, trovarlo. Urataro, il Kijin appunto, è in uno stato di dormiveglia ed ha circa 800 anni. Si trova tranquillamente seduto su una roccia e non pare essere molto contento della vita eterna. Per lui, questo status altro non è che una tortura infinita e, dopo aver incontrato Chiyo, decide di accettare la sua proposta. La giovane ragazzina gli promette che lo porterà sino all'ingresso del regno dei morti, nella zona a sud-ovest del Giappone, per farlo finalmente morire, in cambio della vita eterna.
    I due, assieme alla guardia del corpo di Chiyo, partono per raggiungere questa destinazione, ma sul loro cammino si pareranno demoni, uomini corrotti e mostri di vari genere e potere che cercheranno di ucciderli.
    Dopo qualche capitolo, si aggiungerà loro un paio di strane figure: l'imperatrice Antoku, una bimbetta immortale come Urataro e la sua guardia del corpo demoniaca. Il gruppetto proseguirà senza particolari problemi sino quasi a destinazione, ma viene fermato dall'attuale capo dei demoni e dai suoi figli. Uno di questi fa rimenere incinta Chiyo del futuro Re dei demoni grazie ad una freccia speciale; questa dopo aver partorito muore dividendosi in sette parti.
    Il Re dei demoni, però, non sembra essere nel pieno delle sue facoltà mentali alla nascita e decide di rinchiudersi in una sorta di sonno comatoso a causa della morte della madre. Ciò che resta ad Urataro è la testa di Chiyo e la convinzione di poterla ancora salvare recuperando le restanti parti del corpo.
    Purtroppo per lui, una volta rimessi assieme i sette pezzi del corpo della ragazza, scopre che non può salvarla a causa del fatto che, essendo stata nel mondo dei morti, il suo spirito è ormai perduto. L'unica cosa che gli rimane da fare è sacrificare se stesso per purificarla: Chiyo può, quindi, vivere la sua vita e Urataro ottenere, finalmente, la morte.
Disegno e neri intensi
  • Taira Chiyo
  • Il disegno di Nakayama è fatto di neri intensi, bordi spessi e contorni quasi sempre tondeggianti. Si tratta di un disegno molto comprensibile anche in azioni concitate e gli permette di ambientare i protagonisti un po' dove vuole. Questo suo stile, se così possiamo chiamarlo, si riflette anche nella resa delle ombre e nei fondali a doppia facciata che starebbero benissimo anche da colorati.
    Ovviamente, tutto quest'uso del nero intenso, porta ad alcune conseguenze negative che penalizzano alcune specifiche situazioni molto care all'autore stesso come, ad esempio, le ambientazioni malvagie o relative agli Youkai, o demoni. Un altro problema lo si ha quando c'è la necessità di rappresentare un fondale o una scena in cui ci sono molte ombre, specie di notte, dove quasi tutta la pagina risulta molto nera.
    Tutto sommato non lo trovo affatto male come stile di disegno sebbene sia abbastanza chiaro che non sarebbe adatto a tutte le tipologie di storia.
    L'ultimo problema riguarda i personaggi; spesso e volentieri, Nakayama, opta per un disegno "Chibi" o esagerato in alcuni punti. Questa sua abusata scelta rende la lettura più leggera e le scene apparentemente più divertenti, anche quando non sarebbe proprio il caso.
    Tra l'altro, questo aspetto, si manifesta moltissimo nei confronti dei personaggi femminili dell'opera danneggiandoli quasi sempre.
  • Lo stile di Nakayama, molto riconoscibile.
Ecchi e errori
  • Avendo specificato che ci troviamo in un mondo parallelo nei quali i Taira hanno vinto la guerra grazie ai demoni e che ci troviamo appena dopo la battaglia di Dan-no-ura, circa 1200, non è assolutamente comprensibile come le ragazze protagoniste possano vestirsi in quella maniera.
    Chiyo indossa un vestitino estivo intero dei giorni nostri mentre l'imperatore, mica una figura qualsiasi, indossa delle calze sopra il ginocchio giapponesi decisamente moderne. Gli uomini, invece, sembrano vivere il loro tempo, con abiti adeguati al loro rango. Questa doppia scelta all'interno dell'opera è molto discutibile e crea in chi legge non pochi problemi. Si ha la netta sensazione di non essere in Giappone, ma in una ambientazione completamente fantasy.
    Altra questione molto discutibile è la rappresentazione che l'autore offre delle ragazze all'interno dell'opera. Se da una parte sono tutte molto decise nel prendere le decisioni e mostrano caratteri forti, dall'altra le vediamo spesso in pose erotiche (Antoku), con atteggiamenti spinti al limite della prostituzione (Mogari) e nude (Chiyo). Questo manga è stato pubblicato su una rivista per giovani ragazzi e immagino abbia riscosso un po' di successo extra tra i maschi, ma sento di dover commentare questa scelta come sbagliata.
    L'opera di Urataro non ha una connotazione ecchi o erotica né una base che possa far pensare si possano vedere questa tipologia di scene al suo interno. Sinceramente non ne trovo il senso.
  • I nudi non mancano in Urataro.
Consigliato: no!
  • Si salva giusto il disegno, passando sopra all'abuso di neri e alla rappresentazione dei personaggi femminili, ma il resto è veramente poca cosa.
    La trama è composta da una buona idea di base e ottime idee per creare un classico manga in cui il nostro eroe, Urataro, dopo esser stato salvato dalla giovane e bella principessa ricambia il favore aiutandola nel compiere il suo grande desiderio. Ma, tutto viene liquidato in soli sei volumi; molto di quello che sarebbe potuto essere il viaggio verso l'ingresso del mondo dei morti non esiste nemmeno. Le epocali battaglie tra Urataro e i figli del capo dei demoni non ci sono e l'unico scontro dura si e no poche pagine.
    Non ha alcun senso nemmeno la presenza di altri personaggi come l'imperatrice Antoku, chiamato imperatore (forse per errore di traduzione), o Mogari, figlia mezzo demone del capo di Kamakura. Nemmeno il capo dei demoni, tale Shuten Douji, trova spazio e senso nell'opera.
    Onestamente... è proprio brutto.
  • I demoni subiscono i troppi neri quando anche la loro colorazione è scura.
Copertina
  • Sotto la sovracopertina ci sono degli schizzi divertenti.