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Acca: 13-ku kansatsu-ka

Una serie in cui un funzionario statale deve occuparsi di verificare la situazione nelle provincie del regno.

Recensione breve

Nah, questo stile grafico non mi piace… Lo guardo perché sono solo pochi episodi senza un possibile futuro in quanto il manga è stato breve ed è finito da un po’.
E meno male che l’ho visto!!
Lì per lì non andrete pazzi per lo stile grafico, fatto di colori pallidi e personaggi disegnati senza molta definizione o particolare cura. Non sarete nemmeno sicuri di apprezzare la trama in quanto le brevi descrizioni che si trovano in giro non sono poi così chiare nei confronti dell’ambientazione. Se avete già visto i primi due episodi saprete, però, come il personaggio principale sia stato caratterizzato molto bene e vi sarà difficile droppare la serie.

Partendo dallo stile grafico posso dire che nel suo insieme è molto bello da vedere in quanto supporta alla perfezione il taciturno protagonista dedito al lavoro e alle sigarette. Uno stile così rafforza anche la scelta di avere un continente diviso in 13 zone diversissime le une dalle altre permettendo di comprendere al meglio le sensazioni che Jean Otus, il protagonista, si trova a provare quando le visita per l’ispezione. Alla fin fine gli unici a non essere disegnati molto bene sono i personaggi stessi, ma si fa presto a non rendersene conto durante la visione.
Benino, invece, la parte audio con alcune voci doppiate bene che rendono appieno i personaggi mentre altre sono piuttosto anonime. Delle due sigle vi ricorderete soltanto quella di inizio episodi perché quella alla fine non è che sia questa gran canzone.

Ciò che fa pendere l’ago della mia bilancia verso un voto medio a questa serie è la trama: se nei primi sei episodi assistiamo ad uno spettacolo di gran qualità nel intrecciare vari personaggi politici e non, nella seconda ci tocca uno smarrimento generale dell’autore che preferisce buttare sul banale un po’ tutto quanto. Premettendo che tutto quello che accade è abbastanza telefonato e non ci sono elementi di sorpresa a scuoterci dalla visione, mi lascia perplesso la scelta di far finire il tutto con un vissero felici e contenti perché il principe arrogante e guerrafondaio diventa re buono e giusto mentre il protagonista non si sforza nemmeno più di tanto per far sì che il colpo di stato a suo favore vada a buon fine o in malora.

In pratica la vita di Jean Otus passa dall’essere il centro della storia a semplice contorno dove tutti gli altri personaggi vengono mescolati in un pentolone per arrivare alla fine in cui tutto torna come prima o quasi. Ecco: questo è decisamente un fatto sorprendente all’interno di Acca, purtroppo in negativo.

Merita di essere visto perché Jean Otus è un gran personaggio, ma l’autore non è in grado di gestire una trama articolata ed ha buttato una gran buona idea.

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